Omelia (08-05-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Giovanni 14,27-31a

È diversa la pace che dona il Signore Gesù, non è come la pace che dona questo mondo. Spesso la pace la intendiamo come un'assenza di conflitto. In realtà è impossibile che non avvengano tensioni e conflitti nelle nostre vite. Le grandi guerre non sono che la somma dei piccoli conflitti che ogni giorno sperimentiamo e che possiamo amplificare. Litigi in famiglia, dissidi nel mondo del lavoro, tensioni nel traffico, in un ufficio pubblico... Da dove proviene, allora la vera pace? La pace che sperimentano i discepoli proviene dalla certezza di essere amati, sempre, di essere chiamati a vivere da pacificati per essere pacifisti. Il discepolo sperimenta in sé la lotta fra tenebre e luce e consapevolmente sceglie la luce. La prima battaglia, allora, si combatte nel cuore, contro la parte oscura che abita in ciascuno di noi, contro il piccolo dittatore egoista che vorrebbe imporre la sua logica, la sua prospettiva. Incontrare il Dio di Gesù ci porta alla pacificazione, sempre da coltivare, mai scontata, di chi vede sé e gli altri in una prospettiva diversa. In questo diventiamo discepoli del risorto, in questo diventiamo primizia di una nuova umanità.