Omelia (14-05-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 15,9-17 L'idea che il gruppo degli apostoli dovesse essere composto da dodici persone, numero che richiama le dodici tribù di Israele, spinge il gruppo dei discepoli a sostituire Giuda: ed entra in scena l'apostolo Mattia. A volte abbiamo l'idea che la Chiesa sia una specie di monolite granitico che non cambia mai idea od opinione, che vive con la paura di spostare una virgola di ciò che vive. Invece il vangelo ci consegna una realtà estremamente dinamica, che non teme di decidere, sapendo di essere assistita dalla luce dello Spirito. L'idea di restare "dodici", un numero simbolico e nulla più, spinge gli apostoli a far entrare nel proprio gruppo un candidato di riserva, Mattia, che aveva seguito Gesù fin dalla Galilea. Ancora oggi la Chiesa deve prendere delle decisioni su argomenti che Gesù non ha affrontato esplicitamente, e lo fa ispirandosi alle sue parole, alla sua visione, osando poi concretizzarle in scelte non sempre facili e scontate. La Chiesa, quindi, conserva sì il tesoro del deposito della fede, ma con intelligenza, facendo dialogare l'essenziale con la concretezza delle situazioni, come quando deve affrontare la spinosissima questione di far entrare i pagani nel gruppo dei discepoli, cosa affatto scontata. Che san Mattia, apostolo di riserva, che è stato in panchina fino alla fine del secondo tempo della partita, insegni alla Chiesa attuale ad osare le scelte, restando sempre fedele allo spirito del vangelo. |