Omelia (15-05-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Giovanni 16,5-11

Ci sono dei momenti in cui abbiamo la brutta sensazione che il Signore guardi altrove. Siamo diventati discepoli con entusiasmo e convinzione, siamo cresciuti nell'ascolto della Parola, abbiamo fatto delle scelte anche coraggiose nella nostra vita. Ma tutto è sempre stato accompagnato dalla presenza del Maestro, dalla percezione della sua vicinanza nella preghiera. Arriva poi un tempo in cui ci sembra che egli non ci sia più, che sia lontano. C'è, certo, ma è altrove, non sappiamo proprio da che parte rigirarci. E allora entriamo in crisi, abbandoniamo la preghiera, cadiamo nello sconforto. Proprio come succede ai discepoli che ascoltano l'ultimo discorso di Gesù con mestizia mentre il Signore li invita a valutare i vantaggi derivanti dalla sua assenza. Se non abbiamo più la percezione "sensibile" della sua presenza possiamo davvero crescere nella fede, motivare le nostre scelte con maggiore convinzione, diventare adulti nella fede. E non siamo soli: lo Spirito Santo, primo dono di Gesù ai credenti, accompagna discretamente il nostro percorso. Restiamo discepoli, anche quando costa fatica: è proprio quello il momento in cui, spogliati da ogni gratificazione, capiamo quanto è vera la nostra fede.