Omelia (17-05-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 16,16-20 La gioia cristiana non è solo un'emozione. Sono fuggevoli le emozioni: pensi che possano colmare il cuore e, quando meno te lo aspetti, scompaiono! Se la gioia fosse solo un'emozione saremmo condannati all'infelicità. La gioia cristiana è una presa di consapevolezza, la fine di un lungo percorso, una scelta talvolta faticosa, una vera e propria conversione. La gioia cristiana è una tristezza superata. Sono spaesati, i discepoli: pensano che tutto vada bene, il Signore è con loro, con lui hanno scoperto un mondo nuovo: cosa c'è da sapere di meglio, di più? Il mondo sta per crollare e loro non lo sanno, non lo immaginano, i discorsi del Signore appaiono cupi, incomprensibili. Sono invece un vano tentativo per prepararli a quanto sta per accadere. Dovranno passare attraverso il penoso scandalo della croce per giungere, infine, liberi e rinnovati al mattino di Pasqua. Anche noi, in questi mesi, siamo stati chiamati ad abbandonare il sepolcro, l'origine di ogni dolore, di ogni sofferenza, per seguire le tracce fuggevoli e lievi del Risorto. Animo, cercatori di Dio! La gioia che cerchiamo è una tristezza che si trasforma, che supera l'emozione per diventare sguardo sulla vita. |