Omelia (18-05-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 16,20-23 Come spiegare la gioia che proviene dalla fede? Gesù ci lascia una splendida immagine: quella del parto. Dicevamo ieri che la gioia non è solo un'emozione, ma la presa di consapevolezza di ciò a cui siamo chiamati. La luce del risorto cambia la nostra prospettiva, ci fa nascere ad una nuova ed inattesa dimensione. La nostra vita, dice Gesù, sta alla vita vera in lui, (ti va una virgola qui?) come la vita del feto sta alla vita dell'uomo che nasce e cresce. Sono la stessa persona, il feto e l'uomo, ma il primo vive nell'angusto spazio del ventre materno, il secondo vive la pienezza della vita fuori dal grembo. Così è la vita di fede: fino a quando non incontriamo Dio nel nostro cammino siamo come dentro un grembo che pensiamo essere l'intero universo. Ma una volta partoriti alla fede, pur restando le stesse persone, cresciamo e scopriamo un mondo infinitamente più grande. Questo parto alla fede, però, avviene in un contesto di fatica e di sofferenza e questa ci fa paura. Non spaventiamoci allora se a volte il nostro è un percorso faticoso, irto di dubbi e di incertezze: è l'unico modo che abbiamo per poter nascere alla nuova dimensione di figli di Dio. |