Omelia (21-05-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Giovanni 16,29-33

Smettiamola di guardare in cielo: il Signore è qui, sulla terra, presente in altro modo. È iniziato il tempo dei discepoli, il tempo della Chiesa, di questa Chiesa, fatta di uomini fragili e innamorati del vangelo, che dubitano e non capiscono, che portano con fatica l'immensa responsabilità dell'annuncio del Regno, che pensano di avere capito, di essere saldi, mentre la fede è continuamente messa alla prova. Con l'ascensione l'umanità entra definitivamente in Dio. E l'uomo entra definitivamente nell'amicizia con Dio. A noi è affidato l'annuncio del Regno, la costruzione di un mondo nuovo. Dio ci rende degni, capaci di tanto impegno, di guarire ogni malattia e dolore interiore, di cacciare i demoni e le ombre delle nostre paure, di creare luoghi di nuova umanità in un mondo lacerato e sanguinante. Dio impara ad essere uomo. L'uomo impara a comportarsi come Dio. Non temiamo le persecuzioni del mondo, il crescente clima di ostilità nei confronti della fede e dei cristiani: alziamo lo sguardo verso l'altrove, restiamo fedeli al compito che il Signore ci ha affidato in attesa della sua venuta definitiva nella pienezza dei tempi.