Omelia (23-05-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 17,11b-19 Il discepolo vive nel mondo ma non appartiene al mondo. Come già diceva la lettera a Diogneto, i cristiani non si distinguono dal loro modo di vestire o di mangiare: viviamo come tutti, lavorando, faticando, gioendo, sognando. Ma l'incontro con Dio ha cambiato lo sguardo che abbiamo su questo mondo che ora fa parte di un orizzonte infinitamente più vasto. Perciò chi fa esperienza di Dio guarda a sé e al mondo con gli occhi di Dio, vedendone i limiti e le possibilità, amandolo ma senza cadere nell'inganno che da esso possiamo ricevere la pienezza che cerchiamo. Il mondo odia i cristiani, dice Giovanni, là dove "mondo" diventa la parte ambigua ed oscura della realtà. Quanto è vero! Se viviamo con onestà e coerenza il vangelo, senza esagerare, senza fare i primi della classe, senza fanatismo, ci accorgiamo, prima o dopo, che il nostro pensiero contraddice la logica feroce di chi ci sta attorno. Se davvero cerchiamo con semplicità di vivere alla luce del vangelo, può succedere di entrare in contrasto con chi non riesce a capire l'arrendevole logica di Dio. Non si tratta, in quel caso, di fuggire il mondo, ma di viverlo con il cuore ben ancorato in Dio. |