Omelia (24-05-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Giovanni 17,20-26

Gesù ha pregato per noi, prima del suo arresto. Ha pregato per noi che abbiamo creduto alla parola degli apostoli, per coloro che hanno spalancato il proprio cuore all'annuncio inatteso, e che si sono convertiti. Una folla di milioni di persone che, lungo la storia, hanno preso molto sul serio il vangelo e lo hanno lasciato crescere in loro stessi. Uomini e donne che, come noi, hanno conosciuto in loro stessi la strabiliante novità del vangelo. È bello pensare che in quella notte cruciale, così densa, così drammatica, Gesù abbia pensato a noi. E lo ha fatto veramente, preoccupandosi per i discepoli dei discepoli. Cosa abbiamo da temere? Siamo portati dalla preghiera del Maestro, siamo preziosi ai suoi occhi, siamo oggetto della sua benevolenza. Ogni nostro gesto è conosciuto, ogni atto di fede e di speranza contato come i capelli del nostro capo. Dimoriamo sereni, discepoli del risorto, e impariamo dal Signore. Se anche la nostra vita è tribolata e scossa da mille preoccupazioni, non rinchiudiamoci in noi stessi ma spalanchiamo la nostra vita alla preghiera per gli altri. Nel momento più difficile della sua vita il Signore ha pensato a noi: imitiamolo in questo straordinario atteggiamento.