Omelia (25-05-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 21,15-19 Per tre volte aveva giurato di non conoscerlo. Per tre volte ora Pietro è chiamato a riaffermare la propria fede, a ridire la propria appartenenza al Maestro. Pensava di essere cresciuto, Simone, di essere saldo: era questa la ragione per cui il Signore lo aveva chiamato a diventare responsabile dei fratelli! E, invece, davanti alla croce era fuggito come un coniglio, aveva negato davanti ad una serva di essere uno dei discepoli. Anche noi, spesso, ci vergogniamo di essere cristiani, facciamo finta di non essere del gruppo dei discepoli o, se lo ammettiamo di farne parte, ci preoccupiamo di fare dei "distinguo", di sottolineare le differenze. Non va di moda, oggi, dichiararsi cattolici! Ora, dopo molte settimane, Pietro è lontano dal risorto. Lo ha incontrato, certo, ma il suo cuore è gonfio e pesante. È come se la resurrezione non lo riguardasse più...; è tornato a pescare, nulla più lo scalfisce: non è riuscito a perdonare la propria colpa. E il Signore viene apposta per lui, appare per riprenderselo. Mi ami? Chiede. Ti voglio bene, si sente rispondere. La terza volta è Gesù a chiedere: mi vuoi bene? Si rattrista Pietro, è stato Dio ad abbassare le pretese. Bene: ora è pronto, Pietro, a sostenere la fede dei proprio fratelli... |