Omelia (29-05-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Marco 10,28-31

La scena del giovane ricco ha profondamente impressionato i discepoli. L'affermazione del Signore che, sconsolato, nota come la cupidigia ci possa distogliere dall'essenziale, li preoccupa. È Pietro a porre la domanda: e noi? Pietro e gli altri seguono Gesù da parecchio tempo, hanno lasciato il lavoro, le famiglie per iniziare l'entusiasmante avventura della sequela del Rabbì. Ma la fatica e l'incomprensione, ora, si fanno sentire e gli apostoli si chiedono se ne sia valsa veramente la pena... Gesù li rassicura: riceveranno cento volte tanto. È vero: se abbiamo osato diventare discepoli, se abbiamo lasciato la presenza del Signore contagiare ogni aspetto della nostra vita riceviamo cento volte tanto. In amicizia, in consolazione, in speranza. Cento volte tanto. Oggi riflettiamo su questo: cosa saremmo se non avessimo incontrato il Vangelo? Di cosa vivremmo? Che speranza porteremmo nella nostra vita? Certo: vivere da discepoli non è semplice e la tentazione di mollare tutto è costantemente presente. Ma se guardiamo con onestà nel profondo del nostro cuore possiamo dire che il Signore ha ragione: abbiamo ricevuto cento volte tanto...