Omelia (30-05-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Marco 10,32-45 La perplessità fra i discepoli non si è attenuata, anzi. La prospettiva di ricevere cento volte tanto non li ha rassicurati. Alcuni, addirittura, hanno paura di quello che potrebbe succedere: forse Gesù si sta rivelando troppo esigente. Il giovane ricco ha affermato di osservare i precetti, cosa dovrebbe fare di più? E se lui non ce l'ha fatta loro cosa possono fare? La ricompensa futura è lontana e non sanno cosa pensare. Gesù ha uno strano modo di rassicurarli: dice di essere disposto a morire per affermare la sua visione di Dio. Non un Dio che premia chi, come il giovane ricco, si mette a contabilizzare la propria devozione, ma il Dio per cui vale la pena abbandonare tutto. La reazione, ancora una volta, è assurda: il "cento volte tanto" è stato interpretato come dei privilegi di cui godere. Quanto stride la richiesta di Giacomo e Giovanni! E la rabbia degli altri discepoli per non averci pensato per primi! Gesù mette da parte il suo dolore e ancora li ammaestra: il premio non consiste in un posto nel governo... Lo Spirito ci aiuti a prendere sul serio la Parola del Signore, senza scoraggiarci, senza far diventare la fede un privilegio. Siamo discepoli di colui che ha donato tutto per il Regno... |