Omelia (04-06-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Marco 12,1-12

La tensione è alle stelle: la scenata fatta al tempio ha definitivamente incrinato i rapporti con i sacerdoti del tempio. Gesù prende consapevolezza che la sua missione è fallita. Cosa può fare, ora? Ha voluto parlare di Dio in maniera completamente nuova, facendo uscire le sue pecore dall'angusto recinto delle regole e delle prescrizioni, dando libertà e sorriso agli uomini, inondandoli di fiducia. Non è servito a nulla: la folla si è presto stancata delle novità del Nazareno, la classe sacerdotale vede come un pericolo la sua interpretazione della Legge, Gesù va fermato. E il Maestro è stranito, allibito, teso: cosa deve fare? Riprende una parabola conosciuta al popolo, quella della vigna, immagine del popolo di Israele. Un'immagine forte, già usata dai profeti e che ora, in quel contesto, dice qualcosa di inaudito: Israele non riconosce il messia. E questo errore porterà molti alla morte interiore. L'uditorio ha capito e i sacerdoti si offendono, invece di convertirsi. Stiamo attenti, discepoli del Signore, ricordiamoci sempre che la vigna della nostra vita ci è affidata, non ne siamo i proprietari.