Omelia (06-06-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Marco 12,18-27

Ancora una polemica, ancora un dibattito. Quanto siamo rissosi, sempre, anche per le cose di Dio! Già siamo un popolo litigioso, ma nella Chiesa riusciamo a fare anche di peggio! Conservatori contro progressisti, movimenti contro associazioni, tifosi del parroco di prima contro tifosi dell'attuale... Il vangelo è percorso da inutili polemiche religiose, da infiniti dibattiti che non conducono da nessuna parte come succede, a volte, durante le nostre riunioni ecclesiali. Oggi la discussione verte sulla fede nella resurrezione: il caso paradossale della vedova ammazza mariti serve a negare la sopravvivenza dell'anima. La puntuale risposta di Gesù (ma quanta pazienza ha?) dimostra due cose: che egli crede nella resurrezione dai morti e che conosce benissimo la Scrittura. La sua citazione biblica, infatti, è opportuna e geniale: se Dio si presenta a Mosè come il Dio dei padri, defunti da parecchio tempo!, significa che sono ancora vivi in lui. Anche noi, oggi, come Gesù, il primo fra i risorti, professiamo la nostra fede nella resurrezione con chiarezza e senza esitazioni e viviamo alla luce del Dio dei viventi.