Omelia (07-06-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Marco 12,28b-34 Conosce bene la Scrittura, lo scriba e vuole confrontarsi con Gesù con uno dei dibattiti più accesi nel mondo rabbinico: gli oltre seicento precetti sono tutti ugualmente importanti o ce ne sono alcuni più importanti di tutti? Alcuni dei rabbini più autorevoli, Hillel, ad esempio, sostenevano che alcuni fossero essenziali, come quelli citati da Gesù. Nella risposta del Maestro non vi è niente di così originale, quindi. Perché lo scriba, allora, resta basito e nessuno ha più il coraggio di porre domande? Ho una mia teoria (poco biblica ma simpatica): Gesù non inizia un dibattito, ascolta la risposta dello scriba ben preparato e chiude lì la questione. Quest'ultimo è imbarazzato: ma come, voleva iniziare una bella discussione e tutto si ferma lì? Nel vangelo di Luca il dibattito continua con la parabola del buon samaritano. Gesù non vuole che la fede resti un bel ragionamento, una dissertazione, un gioco di abilità: essa deve entrare nella vita, cambiare le scelte e gli atteggiamenti. Finché la fede si riduce ad essere una teoria non incide nella realtà, non serve a nulla. Gesù discute poco ma agisce. A partire dalla Scrittura e dalla sua intima esperienza con Dio, sa tradurre nei gesti quotidiani la sua professione di fede... |