Omelia (11-06-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 10,7-13

Averne di gente come Barnaba, nella Chiesa! Giuseppe è nato a Cipro e la sua conversione è concreta e tangibile: vende un campo e porta il ricavato ai piedi degli apostoli. Subito essi capiscono di che stoffa è fatto e la sua attività nella primitiva comunità cresce in importanza e riconoscimento. Giuseppe viene soprannominato "figlio dell'esortazione", Barnaba, appunto. È lui ad andare a stanare il neo-convertito Saulo, guardato con diffidenza e sospetto dagli altri, basta una sua parola affinché sia accolto pienamente nella comunità. È lui che viene inviato ad Antiochia per capire cosa fare nella delicata questione dei pagani diventati discepoli. E agisce con prontezza, riconoscendo i segni dello Spirito, passando il tempo ad incoraggiare. Ed è ancora lui che partirà con Paolo al seguito per portare il vangelo di Gesù alle persone sparse nel bacino del mediterraneo, prima agli ebrei e poi ai pagani. Ma vivere con Paolo non è facile: durante il secondo viaggio il focoso ed intransigente apostolo vuole rimandare a casa il giovane Marco che soffre di nostalgia. Barnaba, litigando con Paolo, lo prende con sé e lo porta a Cipro. Averne!