Omelia (13-06-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 5,17-19

Crea una certa confusione l'affermazione di Gesù. Egli dice chiaramente di non essere venuto ad abolire una virgola della Legge ma, leggendo il vangelo, vediamo che molto spesso Gesù contraddice le affermazioni dei dottori della Legge e mette in discussione i loro precetti. Bisogna capirsi, allora. I precetti derivanti dalla Torah, dalla legge scritta di Mosè, si erano rivelati insufficienti, secondo i rabbini, e si prestavano a troppe interpretazioni. Con una certa disinvoltura, allora, a partire dal V secolo, si aggiunsero una enorme quantità di minuziose prescrizioni, oltre seicento, chiamate "legge orale" ma proposte come leggi derivanti da Mosè. Queste leggi, molto spesso, non erano altro che tradizioni umane innalzate al rango di precetti. Contro questa confusione Gesù si scaglia: non mette mai in discussione la Torah ma non esita a correggere le norme della legge orale, confrontandole esattamente con l'essenziale. Non è un anarchico, Gesù, ma non vuole in alcun modo che il prezioso tesoro della Parola di Dio sia confuso con le interpretazioni, spesso approssimative, che ne fanno gli uomini.