Omelia (21-06-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 6,7-15

Come deve essere, allora, la preghiera? I discepoli di Gesù sono ammirati e spaventati dalla forza delle sue parole. Sono tutti abituati, come noi, spesso!, a vedere i devoti e i sacerdoti ostentare la loro preghiera, recitare una parte, svolgere un ruolo... Com'è, allora, la preghiera autentica? Gesù insegna ai suoi a pregare: non occorrono riti o fiumi di parole, strani gesti o vesti o la conoscenza di formule magiche. La preghiera è e resta un incontro intimo, un colloquio personale con Dio scoperto come padre/madre. E Gesù va oltre: consegna ai suoi discepoli una preghiera. Le preghiere da mandare a memoria c'erano, è ovvio, ed erano i salmi. Gesù aggiunge alla Parola una nuova parola e una preghiera che sintetizza tutta la sua predicazione su Dio. Dio che è un padre di tutti, celato, a cui si chiede di farsi conoscere da tutti, a cui si chiede il pane, non la ricchezza smisurata, il perdono proporzionato alla nostra volontà di perdonare e la costanza nella prova. Una preziosa preghiera, la più preziosa, da ripetere e da meditare perché contiene in sé tutto ciò che ci è necessario per vivere...