Omelia (26-06-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 7,6.12-14

Non confondere le cose che valgono con le cose volgari e impegnarsi con tenacia sulla via del discepolato: sono due detti di Gesù rimasti nella memoria della primitiva comunità. Dobbiamo essere onesti: ci sono persone che ostinatamente si rifiutano di aprirsi alla parte luminosa di loro stessi e della vita: diventa difficile, se non impossibile, intavolare con essi una serena discussione, cercare di capirsi. In quei casi è meglio lasciar perdere, non gettare la perla preziosa del vangelo e l'autostima che ne deriva fra le zampe dei porci, di chi non apprezza il messaggio cristiano né intende mettersi in discussione. Ci sono delle situazioni in cui non è opportuno esporsi, in cui è meglio lasciar perdere. Inoltre, dice Gesù, la via del discepolato è esigente, faticosa, una vera lotta interiore. Smettiamola di vivere e di proporre la fede cristiana come se fosse una comoda poltrona su cui adagiarsi per avere in premio (ma, chissà, eventualmente...) un premio eterno! La famosa regola aurea che Gesù propone, in uso anche in altre filosofie, va inserita in questo contesto: se normalmente la regola proponeva di non fare agli altri, il Maestro ribalta la prospettiva, proponendo, invece, di "fare". Diamoci da "fare", allora!