Omelia (27-06-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 7,15-20

Lo sappiamo bene: siamo stufi marci di imbonitori da fiera, di guru e di tuttologi, di opinionisti che riflettono al posto nostro! Anche nella fede emergono, periodicamente, delle figure carismatiche, sia nella Chiesa universale che nelle piccole situazioni. Uomini e donne particolarmente significativi che ci rapiscono con la loro spiritualità. È bene che sia così, da sempre il vangelo si trasmette da bocca a orecchio attraverso la testimonianza di persone credibili... Ma seguiamo il consiglio del Signore Gesù: non dall'entusiasmo, né dalla forza della predicazione, non dalla capacità organizzativa valutiamo un'intuizione, ma dai frutti che produce. Non dai risultati, per non cadere nella logica dell'efficientismo, ma dai frutti evangelici: pace interiore, gioia, compassione, perdono... Siamo chiamati a valutare le nostre azioni pastorali, le nostre parrocchie, le nostre attività partendo dalla stessa logica: guardando ai frutti che questi producono. E con lo stesso criterio possiamo valutare noi stessi: la nostra vita sta portando dei frutti? O viviamo solo in mezzo ai rovi? Prima di incolparci di ogni insuccesso, proviamo a guardare se abbiamo investito il nostro tempo e le nostre energie nell'unico che ci fa portare frutto, se siamo innestati a lui come il tralcio alla vite...