Omelia (28-06-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Matteo 7,21-29 Come portare frutti, allora? Gesù conclude il suo intenso discorso con un esempio efficace: costruendo la nostra vita sulla roccia sicura della Parola di Dio che non fa crollare tutto quando siamo investiti dai marosi degli eventi. Non basta convertirsi una volta per tutte, appartenere al cristianesimo per tradizione o abitudine, lasciarsi trascinare dalla corrente... Quando saremo davanti al Signore sarà inutile presentarsi col taccuino delle buone azioni compiute, delle messe frequentate, delle elemosine elargite... Siamo chiamati alla vigilanza, all'autenticità, al discepolato vero, che incide, che segna, che sorregge, che porta frutto. Se la roccia su cui fondare la nostra vita è la Parola, ascoltiamola, frequentiamola, meditiamola, studiamola. Giorno dopo giorno la Parola può veramente cambiare la nostra prospettiva di vita... Quando Gesù finisce di parlare le persone sono stupite ed entusiaste: non sono abituate a sentir parlare di Dio in quel modo! Stordita dalla predicazione dei rabbini che passano il tempo ad accusare la gente perché non rispetta scrupolosamente tutti i precetti, la folla non si capacita della freschezza e dell'autorevolezza con cui parla Gesù di Dio. Proprio come se lo vedesse faccia a faccia... Ed è un Dio bellissimo, di cui innamorarsi! |