Omelia (03-07-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 20,24-29 San Tommaso è forse l'apostolo più conosciuto, dopo i santi Pietro e Paolo e la sua fama deriva, purtroppo, dalla nostra scarsissima conoscenza della Scrittura che lo ha fatto diventare un incredulo... Tommaso incredulo? Non diciamo sciocchezze! Leggendo bene il racconto di Giovanni, si capisce subito che Tommaso al Rabbì ci aveva creduto, fin troppo, più degli altri. D'altronde, le uniche due volte in cui si parla di lui nel Vangelo, vediamo che Tommaso ha dimostrato eccome di avere fegato ed entusiasmo. La prima volta quando Gesù decise di salire a Gerusalemme, ignorando la pessima aria che tirava. Il rischio era reale: Gesù era malvisto dal Sinedrio che già complottava per farlo arrestare e malgrado questo, il Maestro decise di rischiare. E Tommaso allora disse: "Andiamo a morire con lui!" (Gv 11,16). Poco dopo, quando Gesù parlò del suo destino, e chiese di essere seguito, Tommaso gli domandò: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?" al che, Gesù rispose "Io sono la via, la verità e la vita" (cfr Gv 14,5-6). Vi sembra un tiepido? No, Tommaso è un entusiasta deluso. Deluso da sé e dai suoi compagni, deluso dal fatto che gli stessi discepoli sono fuggiti davanti alla tragedia della croce, deluso dalla Chiesa che pretende di annunciare il Maestro, dopo averlo rinnegato. Eppure non se ne va, resta nella comunità: e fa bene perché Gesù in persona verrà per invitarlo a vedere nelle piaghe e nel dolore una misteriosa manifestazione di Dio... |