Omelia (10-07-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 9,32-38

Il Signore ci libera da ogni timidezza, scioglie le nostre lingue, ci restituisce la voce per proclamare le sue meraviglie. Quant'è triste vedere come nelle nostre città stracolme di parole nessuno sappia più proclamare una Parola di vita! Quanto manca sulle nostre labbra una Parola che possa restituire dignità e libertà dai tanti demoni che abitano le nostre vite! Scoprire Dio significa recuperare un nuovo linguaggio, capire e parlare nuove parole, sperimentare nuovi orizzonti, intessere nuove relazioni basate sull'essenziale. Il Signore ha compassione di noi, del nostro tempo, delle nostre società. Davvero vaghiamo come pecore senza pastore, davvero fatichiamo a trovare qualcuno che si prenda cura di noi e che sappia dove condurci. Abbiamo molti padroni ma pochi pastori! E Gesù chiede ai discepoli di pregare per avere degli operai che mettano la propria voce al servizio della Parola. La risposta alle nostre solitudini, la consolazione di Dio agli uomini... è la sua Chiesa. Restiamo sbalorditi davanti a tale scelta che ci interroga e ci inquieta. Che grande progetto porta nel cuore Dio per immaginare una comunità che si mette a consolare l'umanità sbandata!