Omelia (20-07-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Matteo 12,1-8 No, Signore, non abbiamo capito, nemmeno noi. Come i farisei, non abbiamo capito cosa significa che tu desideri la misericordia e non i sacrifici. A volte anche noi riduciamo la fede ad un elenco di regole da rispettare, di riti da celebrare, di preghiere da mandare a memoria e da recitare svogliatamente. Oppure, in nome di una presunta libertà, cancelliamo tutto, confondiamo la spontaneità con l'anarchia, crediamo di essere diversi dagli altri perché annacquiamo la fede nel sentimento fino a renderci indistinguibili da chi non crede. Ciò che tu proponi, invece, è ben diverso. La fede nasce dall'esperienza gioiosa col Padre, dalla consapevolezza di essere amati, e diventa cambiamento di prospettiva: capiamo che solo nell'amore concreto e fattivo possiamo realizzare la nostra vita, capiamo che il mondo ha un progetto da realizzare e che tu ci chiami ad essere tuoi collaboratori. L'osservanza dei precetti diventa, allora, un modo concreto di amare, di esprimere la fiducia nei tuoi confronti. Gesù non è un anarchico che vìola la legge, ma colui che la riporta all'essenziale. No, Signore, non abbiamo ancora capito che tu non ami i sacrifici. |