Omelia (21-07-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 12,14-21

Di cosa hanno paura i farisei? Delle parole dette dal Signore? Della stringente logica dei suoi ragionamenti? Di cosa hanno paura? I farisei sono amati dalla folla che li considera dei santi, dei virtuosi: vivono la Legge, scritta e orale, in ogni minuzia. Non sono come i sadducei, gli aristocratici conservatori del tempo, e nemmeno come i sacerdoti, diventati arroganti e prepotenti, dopo la riacquistata importanza legata alla ricostruzione del tempio. Di cosa hanno paura? Forse perché Gesù ridicolizza le loro pretese, ne esalta la devozione ma ne biasima gli eccessi. Non c'è persona più rancorosa di un devoto! Gesù, invece, realizzando la profezia di Isaia, non sgrida il popolo perché debole e incapace di rispettare le norme, non giudica con durezza le lentezze di chi fatica a convertirsi, non si sente migliore. Come il messia sognato dal profeta, Gesù è attento a non scoraggiare, a non imporre pesi insostenibili sulle spalle di coloro che cercano con semplicità la strada che conduce a Dio. Perciò Gesù è odiato: non fa della coerenza un idolo, non fa dell'osservanza scrupolosa dei precetti un vanto, non fa diventare la fede un affare per pochi, ma annuncia il volto di un Dio finalmente accessibile!