Omelia (02-08-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Matteo 13,47-53 Nel vangelo di oggi scopriamo che nel gruppo dei discepoli non ci sono solo pescatori e pubblicani, ma anche scribi diventati seguaci del Nazareno. Gli scribi erano gli unici in grado di ricopiare la Scrittura, ed erano conosciuti ed apprezzati per la loro cultura biblica: spesso intervenivano nelle dispute teologiche per dare opinioni autorevoli. Appartengono, quindi, alla parte avversa, a quanti si oppongono risolutamente alle novità destabilizzanti di Gesù, al suo modo poco tradizionale di interpretare la Scrittura. Spesso, nei vangeli, gli scribi, assieme ai farisei, sono annoverati fra i più ostinati oppositori di Gesù; non in questo caso, però: Gesù loda quegli scribi che lo hanno accolto, paragonandoli ad un buon padrone di casa che sa estrarre dal proprio tesoro cose nuove e cose antiche. Anche nella Chiesa ci sono persone che sanno accogliere le novità con intelligenza, sapendo distinguere cosa è essenziale alla fede e cosa è accessorio o secondario. Persone, anche non più giovani, formate ad una vita cristiana precisa e rigorosa, che capiscono e apprezzano i modi nuovi di dire lo stesso Vangelo, senza arroccarsi sulle proprie posizioni... |