Omelia (03-08-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Matteo 13,54-58 La gente si scandalizza di Gesù: non è forse il figlio del buon Giuseppe? In casa molti hanno dei manufatti della bottega artigiana di suo padre: un baule, uno sgabello, un tavolo... Cosa gli viene in mente ora di fare il profeta? Da quando si è trasferito a Cafarnao si è montato la testa! I suoi concittadini sono perplessi: Gesù non ha la stoffa per fare il predicatore, non ha studiato da rabbino e non proviene da una famiglia sacerdotale, e allora? Gesù è amareggiato da tanta incomprensione, è ferito da tanta resistenza mentale e non riesce a compiere alcun gesto profetico. Quanto è vero! Ancora noi, oggi, filtriamo le parole di chi ci parla di Dio con il severo giudizio della coerenza. Spesso restiamo bloccati da chi proclama la Parola, senza ascoltare cosa ci sta veramente dicendo... Possiamo essere gretti e goffi nel rifiutare la voce del Signore che ci giunge attraverso l'opera della Chiesa, quasi sempre fragile e poco convincente. Eppure il Signore sceglie di consegnarsi alle nostre fragili parole, di lasciare che la Parola sia proclamata dalle nostre voci talvolta stonate. Non commettiamo gli stessi errori e accogliamo sempre Gesù nelle vesti in cui si presenta, anche se sono dimesse... |