Omelia (10-08-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Giovanni 12,24-26

La sua morte è rimasta impressa nell'immaginario collettivo: quella tortura delle ustioni che portava il condannato lentamente a "cuocere" morendo fra atroci tormenti ancora ci impressiona. E il suo nome, Lorenzo, è rimasto legato alla notte in cui assistiamo al fenomeno delle stelle cadenti. Ma per noi discepoli Lorenzo, diacono a Roma, è diventato famoso per una frase che pare egli abbia detto al prefetto imperiale il quale, dopo avere condannato a morte papa Sisto, intimò a Lorenzo di consegnargli i tesori della Chiesa. Lorenzo obbedì, portando di fronte al prefetto i poveri di cui si occupava. Ancora oggi molti pensano ai tesori nascosti del Vaticano. È innegabile che la storia ci consegni straordinarie opere d'arte, costruite per dare gloria a Dio, ma è bene ricordarci che i poveri sono e restano i veri tesori della Chiesa. Non le opere, le attività, l'organizzazione, ma la capacità di rendere presente il Cristo nel volto degli ultimi. E la Chiesa, su questo, è sempre stata molto esigente con i proprio figli e con se stessa, preferendo la salvezza del povero allo sfarzo delle celebrazioni. Lorenzo, stella che ancora brilla, ci ricorda che prima di ogni altra cosa, nella Chiesa, prevale la carità e il servizio al prossimo.