Omelia (15-08-2004) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Il giusto compenso Intorno ai cenni teologici e scritturali che legittimano e sostengono il dogma dell'Assunzione ci siamo soffermati già più volte; adesso omettiamo di farlo e per tale finalità rimandiamo al nostro intervento (file) sul sito www.qumran2.net . La riflessione che ci accingiamo ad intraprendere adesso muove invece da quanto avevamo affermato la domenica precedente e cioè dalla considerazione che non soltanto Dio si rende garante di benefici e di ricompense verso coloro che gli hanno mostrato fedeltà e obbedienza nel continuo servizio e nell'amore ai fratelli, ma che addirittura la Sua disposizione è tanta e tale da atteggiarsi a loro servo: "Si cingerà le vesti e passerà a servirli"... il che equivale a dire che nel suo mostrarsi riconoscente verso i giusti e i fedeli il Signore usa molta prodigalità e generosità, ricambiando con oro abbondante ogni minima buona azione. Di questo noi tutti occcorrerebbe ce ne ricordessimo, ogni volta che nell'ambito della nostra vita di fede o di appartenenza alla Chiesa ci viene richiesto un determinato sacrificio, una "penitenza", o un' immolazione di qualunque tipo, come quando ad esempio si è costretti a rinunciare alle nostre attese per realizzare quelle di Gesù in campo di morale pratica e di etica o semplicemente a sottometterci ad una disposizione della Chiesa che sul momento risulta difficile ad accettarsi (quante volte in parrocchia si obietta su certificati, pratiche matrimoniali e altro!), come ancora quando si voglia rinunciare ad una piccola voluttà (sigaretta, gelato) per favorire un bisognoso: si tratta di rinunce e sacrifici comunque insignificanti rispetto a quelli che ha subito lo stresso Signore Gesù Cristo e tuttavia sempre meritori di ricompense: chi li sa accogliere con umiltà e rassegnazione otterrà da Dio una ricompensa dalla grandezza di gran lunga superiore rispetto al peso o al "giogo" che esse comportano. Dio insomma ricompensa in molto proporzionato i nostri atti di bene e la nostra fedeltà alla Sua Parola e anzi non manca di elargire molto spesso il cento per uno. Questo è risaputo da tutti. Ora, come poteva Dio non ricompensare nei termini di cui sopra Colei che, non senza pene e sacrifici, aveva accettato di essere la Madre del Signore e Redentore? Come poteva non manifestarsi grato e riconoscente verso questa fanciulla che nella sua consapevolezza e libertà aveva deliberato di rinunciare alla propria spensieratezza giovanile per l'incarnazione del Verbo nel Suo ventre? Ecco che allora l'Assunzione del corpo di Maria al Cielo diventa necessaria e fondata, e chi la nega mette in dubbio che Dio sia riconoscente e benigno nei termini di cui sopra: per aver ospitato nel suo grembo il Figlio di Dio, per aver rischiato in seno alla società a motivo di una prematura gravidanza - sia pure per opera dello Spirito Santo- per aver difeso il Signore Bambino averlo cresciuto negli stenti e nelle peripezie, e per altro ancora Maria meritava non soltanto che la sua anima fosse recata al cospetto della gloria eterna di Dio ma che anche il suo corpo fisico fosse preservato da ogni contaminazione con la terra e dalla putrefazione. L'abbiamo già detto all'inizio: Dio si mette addirittura "al servizio" di chi gli usa riverenza e osserva le sue Leggi e la sua Parola; e non è per caso un servizio effettivo quello di voler salvaguardare le membra mortali della Sua Madre dalla disgregazione? Avrebbe mai potuto permettere fra l'altro il Dio Custode Sollecito che il Corpo di Colei che Lo aveva ospitato fosse destinato a morire assieme alle altre cose terrene? Il fatto che Maria sia stata assunta al Cielo risponde pertanto appieno a tutte le caratteristiche del vero Dio e per ciò stesso anche della Bibbia che parla di Lui; Ella inoltre è sempre stata unita e vincolata al Suo Figlio nella lotta contro il male ed è pertanto giusto che abbia meritato il medesimo suo guiderdone. Tuttavia si tratta pur sempre di una creatura umana fra le tante, sia pure eccellente in qualità. Non la si può divinizzare né collocare alla pari di Dio né dello stesso Gesù Cristo, ambedue a lei superiori. Ecco perché si parla di "Assunzione" in riferimento a lei: con questo termine-differente da quello di "Ascensione" che spetta al solo Cristo- si intende dire che nel corpo e nell'anima ella è stata "portata", "condotta", "recata"... in Cielo in modo tale che l'iniziativa non sia stata sua personale ma che sia stato voluto da Dio il suo passaggio alla celeste dimensione sotto tali condizioni. Ma ora domandiamoci: che cosa comporta "per noi" la festività dell'Assunzione di Maria? A cosa serve che noi meditiamo sulla sua Solennità? Lo abbiamo già detto parlando di "ricompensa"; guardando a come Dio sia stato sollecito nel rendere a questa creatura magnifica i suoi giusti meriti, siamo anche noi spronati nella vita cristiana ad accogliere quali opportunità nascoste tutti i sacrifici e le incombenze che ci vengono richieste, affinché anche noi si possa godere del "premio" in questa e nell'altra vita e ritrovarci il Signore dalla nostra parte anche nella dimensione del giudizio. Ma soprattutto siamo incoraggiati dalla certezza che ogni elargizione a motivo di fatica ci giungerà inaspettata, anche qualora ci fossimo dimenticati di meritarcela. |