Omelia (20-08-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 19,16-22

Spesso associamo i comandamenti all'obbligo, alla frustrazione dei nostri più o meno legittimi desideri, all'osservanza di regole mortificanti... Gesù, invece, parlando col giovane ricco ci dice che i comandamenti ci aiutano ad entrare nella vita vera. Come mai? Forse la nostra idea di "comandamento" va rivisto... D'altronde gli ebrei stessi ci insegnano a correggere il tiro: quando parliamo di "comandamenti" loro preferiscono usare il termine "le dieci parole". Non comandi, ma indicazioni, suggerimenti: nel testo dell'Esodo sono espressi al verbo futuro, è un'indicazione per avere la vita. Dio, che l'ha creata, desidera condividerla con noi, ci fornisce le indicazioni per l'uso, il manuale di istruzioni per funzionare. Noi, invece, pensiamo che Dio, geloso della nostra libertà (!) si diverta a vietarci tutte le cose simpatiche della vita. Non scherziamo! E impariamo a leggere bene la Scrittura per avere la vita piena, come chiede il giovane ricco. Giovane virtuoso... ma triste. Perché non accetta la follia di Gesù, non rischia le sue piccole e grandi sicurezze per lasciarsi andare, per uscire da una visione asettica dell'osservanza della Legge...