Omelia (21-08-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Matteo 19,23-30 Se n'è andato, il giovane ricco. Triste, aggiunge Matteo. Desiderava la vita vera, la vita autentica, ma non a sufficienza per andare al di là di una fede forse troppo esteriore. Rispettoso dei comandamenti, certo, ma non disposto a mettere da parte i suoi vincoli. Il commento di Gesù è tagliente: è difficile, per un ricco, entrare nel Regno dei cieli. Non per il portafoglio, ma per il cuore assorbito dalle preoccupazioni della propria condizione. Non è classista, Gesù, non pensa che i ricchi siano necessariamente dei mascalzoni. Ma sa che il denaro è un buon servo ed un pessimo padrone. Pessimo, perché riempie tutti gli spazi e colma la mente di inquietudine. Gli apostoli sono frastornati: loro hanno lasciato tutto, quindi non sono ricchi, ma la salvezza non è una conquista, un merito, ma una consapevole accoglienza dell'iniziativa di Dio. Dio ci salva gratis, nessuno si merita niente: a noi di accogliere e di vivere in questa salvezza. E, se l'abbiamo accolta, se almeno un poco viviamo da salvati, allora possiamo dire di sperimentare anche noi ciò che dice Pietro: abbiamo ricevuto cento volte tanto... |