Omelia (03-09-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Luca 4,16-30 Nella sinagoga avviene il fattaccio, fra credenti, fra devoti, fra pii. Il Maestro legge il rotolo e lo interpreta: dà una splendida notizia, è giunto il tempo messianico, lo si capisce dagli eventi che accompagnano la sua predicazione. Fantastico! Ci si immagina la folla che si alza in piedi impazzita di gioia, danzando e piangendo. Macché. Il tema è se Gesù ha la patente per dire quella cosa. Non è uno che ha studiato, fra i presenti molti hanno qualche suo mobile in casa. Non scherziamo! E da quando i falegnami fanno i profeti? Sconcertante. Ma non facciamo così anche noi, a volte? Ci attacchiamo ai dettagli, contestiamo ogni cosa, spacchiamo il capello in quattro? Dio sceglie di amalgamare la sua Parola con le nostre povere parole, affida il tesoro del vangelo ai nostri fragili vasi di coccio. Non se ne spaventa lui e lo facciamo noi? Che tristezza! Chiediamo, piuttosto di sindacare sulla logica di Dio, di essere capaci ad avere un cuore trasparente, umile, che sa riconoscere il messaggio di Dio anche quando si nasconde nella banalità e nella quotidianità... Che non ci succeda di essere come i concittadini di Gesù, talmente impegnati a discutere da cacciare Dio dalla loro città! |