Omelia (17-09-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Luca 7,1-10

È tutto un gioco di cortesie il rapporto fra il centurione e gli ebrei, e fra Gesù e il centurione. È un uomo buono, non solo ha collaborato al finanziamento della sinagoga, ma prende a cuore le sorti di un suo subalterno, disturbando addirittura l'ospite di Pietro. È un uomo buono e pieno di fede: non ha bisogno della presenza del Rabbì, gli basta una parola così come egli, con una parola, riesce a comandare ai suoi subalterni senza preoccuparsi di verificare l'esecuzione dell'ordine. Si stupisce, il Signore, sorride alla fede cristallina di questo pagano simpatizzante per l'ebraismo. Com'è bello stupire il Signore con la nostra fede! Com'è bello pensare che egli possa commuoversi davanti ai nostri gesti pieni di fiducia e di abbandono! E com'è bello sapere che questi gesti di fede non provengono necessariamente dai credenti, dai devoti, ma anche da chi, come il centurione, è ai margini della religiosità. Dio sa vedere la fede non solo nei suoi figli e si sa stupire di chi, pur non avendolo conosciuto, pur conducendo una vita difforme dai precetti del vangelo, pone dei gesti di fede cristallina come, ahimè, noi discepoli a volte non sappiamo porre.