Omelia (18-09-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Luca 7,11-17

Il dolore innocente è l'unica seria obiezione all'esistenza di un Dio buono. Se Dio fosse come molti cattolici lo immaginano, lunatico e impietoso, allora tutto si spiegherebbe. Ma per chi, come noi, crede fino in fondo alla bontà del Dio annunciato da Cristo, diventa difficile spiegare il dolore innocente. E la Bibbia, lo sappiamo bene, si guarda bene dal fornire delle spiegazioni, come a volte, invece, alcuni saputelli cristiani pretendono di fare. Quello che ci resta è un Dio che ha compassione del dolore, come nel caso del vangelo di oggi. La commozione di Gesù di fronte ad una madre vedova che perde il suo figlio unico (osiamo immaginare un dolore più assurdo?) è una debole traccia. La resurrezione del ragazzo ci scuote nel profondo e ci fa sorgere molti dubbi: perché non accade sempre così? Perché troppi genitori continuano a piangere inconsolabili la morte di un figlio? Non ci sono date risposte, ma solo l'indicazione di un Dio compassionevole che non darà spiegazione al dolore, ma lo assumerà e lo porterà con sé sulla croce, fornendo la speranza, debole, ma irremovibile, di un Dio che salva e redime ogni dolore innocente, dandogli una prospettiva diversa.