Omelia (08-10-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Luca 10,25-37

Vuole mettere alla prova il Signore, il dottore della Legge, vuole sapere se e fino a che punto questo falegname fattosi rabbino conosce le sottili distinzioni della riflessione teologica. Lui sa, e sa bene, saprà certamente mettere in difficoltà il Nazareno. La domanda è sottile: come meritare la vita eterna? Gesù lo prende in castagna, chiede a lui una risposta. Questi risponde citando lo Shemà Israel e si aspetta un dibattito, una disquisizione a fil di fioretto. Gesù, invece, non cade nella trappola, non gli interessano le sottili distinzioni dei rabbini, chiude il discorso. Cala il silenzio, c'è imbarazzo, non sa come uscirne, il dottore della Legge. Tenta l'impossibile: come identificare il prossimo? Domanda solo all'apparenza insulsa: per quasi tutti si doveva amare il prossimo più prossimo, i fratelli nella fede. Per gli altri nessuna compassione. La risposta di Gesù è una provocazione: racconta un episodio di cronaca che vede protagonista un samaritano, un cane traditore, comportarsi meglio dei leviti e dei sacerdoti. E chiede al dottore di esprimere un giudizio: è prossimo solo colui che si fa prossimo. E noi, quando la smetteremo di giocare con i ragionamenti e ci rimboccheremo le maniche?