Omelia (17-10-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Luca 11,42-46

Bella gente i farisei, non scherziamo. I perushim, i puri, come erano stati chiamati con disprezzo, erano diventati i migliori. Il popolino li rispettava e li temeva, guardava con ammirazione alla fatica che facevano per osservare scrupolosamente tutti i precetti della Legge orale. Col passare degli anni la loro fama era cresciuta a tal punto che i sadducei, la classe aristocratica del tempo, aveva dovuto farli entrare nel Sinedrio e il nuovo tempio aveva dovuto adattarsi alle loro indicazioni liturgiche. Erano una forza, guardati con sospetto dai sacerdoti, ammirati dal popolo. Gesù, però, ne sottolinea le contraddizioni: come possono essere attenti alle minuzie e trascurare l'essenziale? Come possono disquisire sui particolari e smarrire la visione generale? Come possono filtrare il moscerino e ingoiare il cammello? Sono offesi i farisei, mai nessuno li aveva contraddetti: a volte gli uomini religiosi, ancora oggi, non amano le critiche. E si offendono anche i dottori della Legge, quelli che conoscono le norme, quelli che interpretano la Bibbia: Gesù li accusa di caricare le persone di pesi che essi non vogliono nemmeno sfiorare... Mamma mia!