Omelia (22-10-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Luca 12,13-21

Brutta abitudine quella di tirare Dio per la giacchetta per fargli dire, quasi sempre, ciò che pensiamo noi. Brutta abitudine quella di appigliarsi a Dio per le cose che riguardano più noi uomini che lui. Brutta abitudine quella di appellarsi a Dio per benedire le guerre o le scelte politiche. La richiesta del discepolo è legittima: chiede a Gesù di intervenire in una questione di eredità. Ma non di giudicare, bensì di difendere le sue ragioni, di fargli dare la parte dovuta. Gesù deve solo assecondare la sua decisione, è evidente che il richiedente ha ragione, Gesù si fidi, per cortesia! E invece no, Gesù si rifiuta di intervenire, non vuole essere coinvolto, non vuole saperne. Sa che possiamo benissimo farcela da soli. Questa è una delle grandi novità della Bibbia che ci svela l'autonomia delle realtà terrene. Non abbiamo bisogno di tirare in ballo Dio per dividere l'eredità o per decidere se fare o meno un ponte o se ampliare il piano regolatore... Dio ci ha creati con un'intelligenza capace di cercare il bene, di orientare le nostre scelte verso la pienezza. Non è facile, certo, ma Dio non è una maestra d'asilo pronta a soffiarci il naso come a dei mocciosi...