Omelia (31-10-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Luca 13,22-30

C'è sempre qualcuno che fa la contabilità dei salvati e che rilascia i patentini da bravi cristiani, c'è sempre qualcuno più papista del papa e più devoto di Dio e che, modestamente, sa consigliare a tutti cosa fare per salvarsi. E anche quelli che, complici i nuovi media, lanciano strali e scomuniche come se piovesse, scocciati dal fatto che la Chiesa non impugni il pastorale per darlo in testa ai neo-pagani. La domanda rivolta a Gesù è tutta un programma: sono pochi quelli che si salvano? Intendendo, probabilmente: siamo in pochi noi che ci salviamo? E Gesù ammonisce; tu sforzati di entrare per la porta stretta. Sì. È impegnativa la salvezza, ma non perché la si deve meritare. È gratis la grazia, non necessita di meriti, non viene concessa in premio. È data senza misura ma possiamo rifiutarla, vivere senza usarla, mettere il tesoro prezioso del vangelo in un cassetto scordandocelo. Possiamo praticare la fede, addirittura evangelizzare in suo nome, senza mai incontrare Dio. Gesù raccomanda al fervoroso discepolo e a noi di non giocare a fare il contabile per conto di Dio, ma a vigilare affinché la sua e la nostra fede siano sincere.