Omelia (02-11-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 6,37-40 La Chiesa pone la memoria dei defunti dopo la festa dei Santi, ad indicare una continuità, a fornire una chiave interpretativa della morte. Abbiamo bisogno di guardare alla gioia dei santi per capire il mistero della morte, per accogliere la buona notizia che il Signore ci offre anche nel momento più impegnativo e misterioso del nostro percorso terreno. Eppure anche sulla morte il cristianesimo ha una rivelazione straordinaria che ci riempie di speranza. Siamo immortali fin dal giorno del nostro concepimento e la nostra anima, la parte più autentica, immortale, cresce giorno per giorno (se la facciamo crescere!) nella consapevolezza di ciò che è. La nostra vita è una caccia al tesoro e la nostra vita è l'opportunità che ci è data per trovare il tesoro della presenza di Dio in Cristo. La morte, in questa prospettiva, è il passaggio dalla vita alla vita: mentre abbandoniamo il nostro corpo, la nostra anima sale a Dio per essere accolta, se pronta ad essere riempita della sua tenerezza. Ma la nostra vita può averci indurito e possiamo avere giocato male la nostra libertà e non essere pronti, o consapevoli. Allora ci viene dato un tempo supplementare per imparare. Oppure drammaticamente a scegliere di rifiutare l'amore, e Dio rispetta la nostra scelta. Preghiamo affinché i nostri defunti si lascino abbracciare! |