Omelia (19-11-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Luca 18,35-43 Come il cieco di Gerico, anche noi seguiamo Gesù glorificando Dio. Lo facciamo perché abbiamo recuperato la vista interiore, perché il Maestro ha spalancato il nostro sguardo, perché ora siamo liberi e vediamo oltre le nostre piccole convinzioni. La fede è una luce che si accende nella stanza buia della nostra vita, una finestra che spalanca le imposte e vediamo tutto in maniera diversa... Seduti a mendicare, aspettando che qualcuno si occupasse di noi, abbiamo sentito l'annuncio: passa Gesù il Nazareno! Sì: passa il Nazareno, e la Chiesa è la comunità di coloro che ne annunciano il passaggio, che dicono a tutti i mendicanti la buona notizia della sua presenza. Grida, il cieco, come noi abbiamo gridato la nostra disperazione, il nostro dolore. Grida e chiede pietà anche se non vede, anche se ancora non crede. E molti gli dicono di tacere, come molti a noi hanno detto di non farci illusioni, di lasciar perdere, che la fede è inganno e illusione, che la Chiesa è marciume e ipocrisia. Ma abbiamo gridato più forte, come più forte grida il cieco. E si ferma Gesù, si è fermato nella nostra vita e ci ha ridato la luce degli occhi dell'anima... |