Omelia (20-11-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Luca 19,1-10 Zaccheo è curioso, molto. Dalla vita ha ricevuto tanto: denaro, potere, obbedienza, ma poco affetto: nessuno ama un esattore delle tasse, men che meno un capo. Certo, la gente non lo ama, ma i soldi scorrono abbondanti nelle sue mani e riempiono le sue tasche. Ha saputo che da Gerico passerà quel tale, il falegname diventato profeta. Vuole vederlo: nella città che sorge in mezzo al deserto non capita di frequente di vedere un profeta ma la folla si prende una piccola rivincita e non gli lascia posto. Cresce la curiosità e Zaccheo sale su un sicomoro che costeggia la strada. La folla si eccita, eccolo! E Gesù si ferma proprio sotto l'albero e si autoinvita. Sono tutti strabiliati, Zaccheo per primo. In casa sua? In casa di un peccatore! Scende e lo accoglie, non sta più nella pelle, la gioia che lo invade è più grande di ogni soddisfazione, di ogni conquista. Si converte, restituisce il maltolto, il resto lo darà in elemosina, si rovina con le sue mani ma che gli importa ora? Se Gesù gli avesse detto: so che sei un ladro ma se restituisci i soldi verrò a casa tua, Zaccheo non sarebbe mai sceso. La conversione non è mai la condizione per meritarsi il perdono, è il perdono e l'accoglienza che suscitano la conversione! |