Omelia (27-11-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Luca 21,5-11 Oggi il Maestro ci invita a non legare troppo il nostro cuore alle pietre, anche se belle, delle nostre abitazioni, dei nostri monumenti, delle nostre città. La traumatica esperienza degli abitanti di Gerusalemme, che videro il grandioso tempio di Erode, costruito in oltre settant'anni di lavori ininterrotti... bruciato e raso al suolo nel giro di una notte dall'esercito romano, aveva profondamente segnato le comunità cristiane. Gesù ci rassicura: la vita è altrove, è altro, viviamo su questo mondo da ospiti passeggeri, godendo delle tante gioie che il Signore ci dona ma senza attaccare il nostro cuore alle cose. Gesù, poi, ci rassicura: nessuno sa quando sarà la fine. Spesso abbiamo l'impressione che il mondo stia implodendo: fenomeni naturali, guerre, eventi politici ci spingono sempre alla soglia della fine... Non dobbiamo temere, ma alzare lo sguardo. La fine per noi è un inizio, l'affermazione definitiva della venuta di Dio e il compimento della Signoria di Cristo. Teniamo bene a mente questa indicazione di Gesù, soprattutto quando qualcuno, in suo nome, si premura di svelarci presunte apparizioni private che non possono mai contraddire la rivelazione pubblica fatta dal Signore! |