Omelia (12-12-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 11,28-30

Il Signore offre ristoro, ci chiede di andare da lui per trovare pace all'ansia del nostro cuore, al tormento della vita, al desiderio inespresso che non ci permette mai di essere totalmente realizzati. Andiamo da lui proprio perché da nessun'altra parte troviamo riposo, nessuno riesce a colmare la nostra sete di infinito. E il suo giogo è leggero. Esiste un giogo, certo, esiste un percorso da seguire, una regola da osservare, una misura da sperimentare. Abbiamo bisogno di tutta la vita per riuscire a orientare decisamente e definitivamente la nostra esistenza verso il bene del Vangelo e la fatica che facciamo, che a volte sembra tanta, è nulla rispetto al tanto bene che riceviamo dal frequentare il Signore. Il Signore ci colma il cuore e ci rende dolce e semplice osservare le parole che ci portano verso il bene. In questo tempo di avvento, tempo di silenziosa preghiera e di accoglienza, come Maria, come il Battista vogliamo fare ordine nel nostro cuore, vogliamo creare uno spazio in cui Dio possa ancora nascere e crescere. E ci fidiamo del Signore e di quanto egli ci propone: da lui vogliamo andare per trovare senso al nostro percorso.