Omelia (13-12-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 11,11-15

Esiste una violenza negativa, brutale, innata nel cuore dell'uomo. La violenza che ha fatto arrestare Giovanni, la violenza del potere che si è arrogato il diritto di spegnere la voce del profeta, la violenza della gelosia di una donna stizzita dal giudizio impietoso del Battista. È la violenza che vediamo riempire tutti i giorni le pagine dei giornali. Ma anche quella più banale che notiamo quando siamo imbottigliati nel traffico e qualcuno si spazientisce. E la violenza difficile da accettare quella che portiamo nel cuore, che ci abita, che è nostra, anche se non vorremmo, anche se stentiamo a riconoscerla. Ed è una violenza da combattere con la mitezza, da non accettare passivamente, da convertire. Ed esiste poi un'altra violenza, positiva. La violenza su noi stessi e le nostre pigrizie mentali, sulle nostre resistenze alla conversione, sui nostri difetti. Siamo materia grezza da plasmare con la vita interiore e la preghiera, con la grazia che ci proviene da Dio e con la partecipazione alla vita della comunità. Siamo esseri in divenire e non basta invecchiare per crescere. Lo stesso Battista ha dovuto convertirsi dalla sua visione del Messia all'accoglienza di Gesù. A lui chiediamo, oggi, di non arrenderci alla violenza negativa e di crescere nello sforzo della conversione...