Omelia (26-05-2013) |
Riccardo Ripoli |
Non siete capaci di portarne il peso Quanti pesi dobbiamo portare sulle nostre spalle ogni giorno che avanza. Possiamo restare indifferenti agli altri, oppure sobbarcarci anche i fardelli di chi è troppo stanco, troppo debole, troppo ferito per affrontare le difficoltà della vita. Farsi carico dei pesi del nostro prossimo è come ringraziare Dio per i pesi che Egli stesso ci aiuta a sostenere. Noi ci lamentiamo dei problemi che incontriamo, delle preoccupazioni che abbiamo, ma ci siamo mai fermati a pensare che se quel giorno avessi incontrato una certa persona oggi la mia vita sarebbe stata ben peggiore? Oppure se mio figlio fosse morto in quell'incidente dove è uscito illeso, oggi sarei distrutto? Oppure se il lavoro che non mi piace, ma che mi procura da vivere, non lo avessi? Quanti pesi abbiamo, ma quanti pesi avremmo se il Signore non ci fosse vicino, che si creda o meno in Lui. Il minimo che si possa fare, che lo si attui per il Signore o come riconoscimento che la vita sarebbe potuta essere comunque più dura con noi, è dedicarci a chi non ha le forze per portare pesi che per noi risultano non pesantissimi, è creare sinergie per aiutare più persone possibili, è chiamare a raccolta amici e conoscenti ed ogni passante che incontriamo sulla nostra strada per dare una mano. Tutti insieme potremo sollevare pesi che da soli altri non riuscirebbero, e ci accorgeremmo che anche i nostri pesi diventerebbero più leggeri. |