Omelia (11-06-2013) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Atti 11, 22 "Quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore, da uomo virtuoso qual era e pieno di Spirito Santo e di fede." At 11, 22 Come vivere questa parola? "Barnaba, figlio della consolazione, uno che infonde coraggio" (Atti 4,36) Così gli Atti ci introducono la figura di Barnaba, che forse originariamente si chiamava Giuseppe di Cipro e che fu ribattezzato Barnaba proprio per la sua connaturalezza a quella condizione dello spirito, di cui ci parlava la liturgia di ieri, la consolazione. Barnaba è un uomo solido, che non si lascia trascinare da facili entusiasmi. La novità, per la comunità di Gerusalemme, di avere dei vicini di casa ad Antiochia che sembrano nuovi cristiani autentici, li fa temere e decidono di mandare un uomo affidabile per capire se quell'internazionalizzazione del Vangelo è lecita o meno. Barnaba sperimenta consolazione incontrando i cristiani di Antiochia. Lo Spirito in lui parla con i sentimenti della gioia e con le parole dell'esortazione: "Che possiate rimanere quello che ora siete diventati". Il suo è un potente riconoscimento che rafforzerà la comunità di Antiochia, ma che allo stesso, tempo garantirà la veracità delle prossime nuove comunità nascenti. Gerusalemme è il luogo di attesa dello Spirito, ma quando Egli arriva e visita, si fa l'ora del partire, dell'andare sino ai confini della terra. Oggi, Signore, permetti che il dono della consolazione animi anche noi nel leggere i segni dei tempi e trovare le radici del vangelo nelle tante espressioni nuove di vita buona che ci circondano. La voce di un santo "La consolazione è un motore potente per camminare, per volare sulle vie della santità perché mette le ali ai piedi." Sant'Ignazio (cf Esercizi, Regola III, n. 316) |