Omelia (14-06-2013) |
Riccardo Ripoli |
Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore Voglio oggi portare questa frase nella mia esperienza nel mondo dell'affido e dell'adozione. Sono felicissimo quando le persone dicono "io vorrei accogliere un bambino", mi piange però il cuore quando aggiungono "purché sia piccolino e senza genitori". Non è un atto di amore gratuito e senza limiti verso un bimbo, è una propria necessità di possedere in maniera totale ed esclusiva un bambino, spesso il desiderio di una genitorialità mancata e, nella maggior parte dei casi, chi adotta o prende un bimbo in affido con questi presupposti non avrebbe mai pensato all'accoglienza se avesse avuto figli propri. E' un peccato che molte persone oggigiorno vedano più a sé stessi che non agli altri, neppure quando si tratta di bambini abbandonati, malnutriti, maltrattati, abusati. Quando a ventuno anni ho iniziato ad occuparmi di queste piccole creature avevo l'idea che ci fosse una fila interminabile di persone pronte ad accoglierle, persone che, se opportunamente messe a conoscenza del problema dell'infanzia abbandonata, si sarebbero precipitate ad aprire le porte per far entrare nella propria famiglia almeno un piccolo. Ed invece non è proprio così. Sono quasi ventisette anni che mi batto per far conoscere l'affido, e molte sono le persone, le associazioni ed in teoria i servizi sociali che fanno altrettanto, portando quindi alla luce le problematiche legate al mondo dei minori, facendo luce su abusi, privazioni, violente coercizioni, eppure le famiglie affidatarie oggi sono in calo e moltissimi sono i bambini che restano in famiglie problematiche. Molte famiglie che vanno ad adottare all'estero, spendendo tantissimi soldi per iter burocratici non molto trasparenti, giustificano la loro scelta sulla base del fatto che in Italia non ci sono bambini da prendere in adozione. E' un'affermazione errata che semmai dovrebbe essere così corretta "non sono bambini piccoli da prendere in adozione", in quanto tanti sono i ragazzini più grandicelli per i quali il progetto di affido è fallito o non ha mai avuto ragione di esistere, con genitori che hanno perso la potestà genitoriale ed un futuro fatto di istituti. Bambini di otto, nove, dieci anni, preadolescenti di undici, dodici o tredici anni che nessuno vuole perché l'idea di accoglienza spesso non è vista come un aiuto al bambino, bensì come il raggiungimento di un proprio scopo, quello di essere genitori e "possedere" un bimbo che non abbia altri legami. Ma la vera accoglienza è quella gratuita, quella dove il proprio interesse o piacere non deve essere nemmeno guardato quando si parla di un bimbo. E' giusto valutare l'incompatibilità di una certa situazione con una preesistente, così come è giusto valutare le capacità personali delle singole persone, ma ritengo che laddove non ci siano impedimenti particolari, una famiglia debba essere disponibile ad aprire le porte del proprio cuore a bambini di tutte le età, disponibile a qualunque forma venga loro richiesta, sia che si tratti di adozione che di affidamento. |