Omelia (22-06-2013) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Seconda Corinti 12,10 Quando sono debole, è allora che sono forte 2Cor 12,10 Come vivere questa Parola? Mentre Paolo continua a parlare o a domandarsi della necessità di vantarsi, le sue confidenze ai Corinzi ci mostrano ancora di più un uomo appassionato del suo apostolato, fragile, ma fermo e sicuro di essere in Cristo qualsiasi cosa faccia o viva. Parla di sé in terza persona e sposta l'accento sull'area delle visioni e rivelazioni, esperienze di sicuro al di sopra di quelle dei suoi avversari; ma poi ritorna alle situazioni concrete legate alla sua missione: è un momento estremamente critico della sua vita e dall'intimo del cuore Paolo fa risuonare un grido di fiducia nella potenza di Cristo: «...Quando sono debole, è allora che sono forte!». La debolezza l'ha reso apostolo perché lo rende sempre più simile a Cristo crocifisso, conforme alla parola che sempre ha proclamato; diventa in lui la premessa, la condizione importante per la manifestazione della potenza di Dio come "grazia"; è il segno dell'efficacia della croce e della risurrezione del Signore [cf Angelo Colacrai, Forze dei deboli e debolezza dei potenti, 423]. Mantieni in me, Signore, la consapevolezza della mia debolezza e la fiducia nella tua fortezza, per poter gridare, nelle angosce e avversità quotidiane: «Quando sono debole, è allora che sono forte». La voce di un padre della Chiesa: Ci deridano pure i forti e i potenti; noi, deboli e bisognosi, ci confessiamo a Te, Signore s. Agostino, Confessioni IV,1 |