Omelia (18-06-2013)
Riccardo Ripoli
Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori

Si usa oggigiorno la parola "amare" con assoluta leggerezza, ma ci siamo mai chiesti cosa significhi veramente?
Una volta dissi ad una ragazza "tu non mi vuoi bene" e lei rispose "cosa vuoi saperne tu di ciò che provo?"
Fu una semplice ma grande lezione che ancora oggi mi fa riflettere. Non c'è una definizione universale per "amare", ognuno ha il suo modo, le sue emozioni, le sue gradazioni e tonalità. Ritengo che nella nostra vita si debba essere sempre alla continua ricerca di un grado più alto in ogni cosa positiva, dalla cultura allo sport, dall'essere genitore alle relazioni con gli amici, dall'amare al perdonare. Purtroppo molti adulti si sentono arrivati, ritengono che ciò che pensano sia l'apice, il giusto e si fermano nella ricerca della verità, nella ricerca di un gradino più elevato, perdendo di fatto la possibilità di avere una vita più serena e di maggiori soddisfazioni e dei rapporti migliori.
Pensate ad un sub che si immerge in apnea a dieci metri. Il fondale a quella profondità è bellissimo e passa la vita a scendere a quel livello. Ma ci sono pesci diversi da scoprire, anfratti meravigliosi a profondità diverse. Bisogna sforzarsi per scendere a quindici, venti e più metri, non bisogna crogiolarsi al sole per i risultati raggiunti perché possiamo fare di meglio. Non è arrivismo, è migliorarsi prima di tutto per noi stessi, ma poi per i nostri figli per dare loro di più, per la società affinché ci sia un miglioramento dei rapporti e meno lotte.
Anche nell'amore bisogna crescere, capire che più si ama, migliore sarà la nostra vita e quella degli altri.
Il Signore ci dice quale debba essere il traguardo da raggiungere, quello di amare tutti, amici e nemici, giusti e peccatori, bambini e adulti. Che si creda o meno in Dio, gli insegnamenti di Gesù sono veri perché sono di una semplicità disarmante. E' semplice capire che se tutti ci volessimo bene non ci sarebbero guerre, rivoluzioni, assassini, stupri, violenze di ogni ordine e grado. Se davanti a colui che si comporta male proviamo odio, come possiamo pensare di insegnare ai nostri figli ad amare, e se loro, che sono il futuro del mondo, non imparano a provare amore e perdono verso il prossimo, come possiamo sperare che le violenze diminuiscano?
E' una sensazione comune che il mondo stia andando sempre più verso un'esasperazione dei rapporti, verso un sempre maggior ricorso alla violenza con grande ferocia. Noi possiamo e dobbiamo invertire questa tendenza, possiamo darci la mano, volerci bene sempre e comunque, perdonare gli errori fatti dal nostro prossimo.
Come ha detto il Papa dobbiamo essere dei rivoluzionari