Omelia (27-06-2013)
Riccardo Ripoli
Un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia

Con i miei ragazzi parlo tantissimo, cerco sempre il dialogo attraverso lo scherzo, i piccoli lavoretti in giardino, il dialogo serale. Sono addolorato quando vedo in loro una chiusura e cerco continuamente la chiave per aprire la porta del confronto. Ci sono fasi alterne in loro, caratteri differenti, modalità di espressione diversificate e non sempre è facile comunicare, ma lo ritengo necessario. Ogni genitore dovrebbe parlare con i propri figli, fare di tutto, non rinunciare mai, nemmeno quando il figlio sbatte la porta di casa e esce per non ascoltarti. Aspetti il momento giusto, cerchi di prenderlo nel momento in cui è più calmo, ma non devi mai lasciare che il dialogo si interrompa, sarebbe la fine di un rapporto e sopratutto avresti mancato al tuo ruolo di genitore che è quello di educare, di creare in lui saldi principi, dargli gli strumenti necessari per affrontare il futuro, allenarlo alla vita. Ogni genitore dovrebbe lasciare in eredità ciò che ha di più intimo, ciò che prova, gli errori fatti nella speranza che un figlio non li ripeta, l'umiltà di saper chiedere scusa, la solidarietà verso il prossimo, quei principi che fanno di una persona un Uomo o una Donna degni di tale nome. Noi genitori spesso siamo mesi da parte dai nostri figli, spesso criticati e l'errore che a volte facciamo è quello di rinchiudersi nel proprio angolo a leccarsi le ferite, ed ecco che si cercano alternative per sentirsi realizzati: si passa sempre più tempo al lavoro, si cerca uno sfogo al di fuori di casa, ci si concentra sulla tv o sul computer quando si è in casa, finanche a fuggire dalla nostra realtà per cercare qualcosa di meglio. E quali principi date ai vostri figli tenendo un comportamento del genere? Cosa gli insegnate? A scappare dinanzi ad un problema, ad abbandonare scelte di vita ormai prese solo perché la realtà non era come ce l'eravamo immaginata. E quando mai è così? Un lavoro è idilliaco nel giorno dell'assunzione, ma diventa pesante con il passare del tempo; una moglie o un marito sono le persone ideali per camminare insieme per una vita intera il giorno del matrimonio, ma poi le liti e i divorzi sono all'ordine del giorno; un bambino preso in adozione incarna gli ideali della coppia adottiva quando varcano tutti insieme la porta di casa, ma poi ci si accorge che ci sono differenze sostanziali che non saranno mai sanate. Scappare è facile, ma è anche molto egoistico. Ci porta a star meglio lì per lì, ma con un po' di coscienza arriveranno anche i rimorsi, ma sopratutto si fa molto del male alle persone che abbiamo intorno, ai figli specialmente, ai ragazzi in crescita. Ho sentito spesso dire ai genitori in fase di separazione, quando mi preoccupavo per ciò che il figlio avrebbe subito, che il ragazzo avrebbe capito, che se ne sarebbe fatta una ragione, che era in buona compagnia, che non avrebbe perso l'amore di babbo o mamma, e magari ci avrebbe guadagnato perché avrebbe raddoppiato la famiglia con i nuovi compagni di babbo e mamma. E come al solito si guarda all'immediato, si vede la parvenza, l'aspetto materiale, ma che ne sarà di quel ragazzo al quale viene insegnato a mollare, a rinunciare, a non lottare con le unghie e con i denti per un fine, per una promessa fatta, per un accordo stipulato? E se per una cosa così importante come il matrimonio gli viene insegnato che si può lasciare, cosa penserà di tutto il resto? Guardate nella scuola, si studia sempre meno, le amicizie e gli amori sono "usa e getta", nel lavoro l'impegno è sempre al minimo indispensabile.
Se diamo ai nostri ragazzi dei validi principi sarà come aver costruito con loro e per loro una casa sulla solida roccia e quando arriverà la burrasca, e nella vita le intemperie sono molto soventi, la casa resterà ben salda; ma se non forniamo ai nostri figli dei valori su cui basarsi, sarà come se la loro casa, il loro futuro fosse costruito sulla sabbia e al momento della burrasca verrà spazzata via perché priva di fondamenta.
Fortifichiamo anche le fondamenta della nostra vita con valori e principi ed elargiamoli a chi incontriamo, non per essere dei predicatori sul pulpito, ma per donare ciò che abbiamo ricevuto ed imparato, per rafforzare le fondamenta delle case attorno a noi e irrobustire così la città dove abitiamo, in modo che quando dovesse arrivare un terremoto non ci colga impreparati e faccia meno danni possibile.
Chi è preparato alla morte di un figlio? Di un genitore mentre si è ancora adolescenti, ad una grave malattia? Ho visto persone sorridere e gioire dopo essere rimasti paralizzati perché le loro fondamenta erano forti ed hanno trovato la forza, dopo la sofferenza umana e le giuste lacrime, di rialzarsi; ma ho anche visto e vedo tutti i giorni persone tristi, arrabbiate con il mondo per delle piccolezze, per minuscole contrarietà della vita, persone che non hanno altro se non la parte superficiale, persone che dovrebbero gioire per aver trovato un qualcosa che li onora per il servizio che possono rendere agli altri, ma che si spaventano dinanzi alle difficoltà perché non sono abbastanza forti ed hanno continuamente bisogno di compensi, carezze, supporto.