Omelia (09-05-2004) |
padre Paul Devreux |
Commento Giovanni 13,31-33.34-35 Penso sia bello sentirsi dire che siamo cristiani autentici. Questo è possibile se riusciamo ad avere amore gli uni per gli altri. Come è possibile ciò, sapendo che per natura siamo più propensi a preservarci che ad amare di un amore gratuito? E' possibile perché Gesù è stato glorificato. Ciò che glorifica Gesù, e il Padre in lui, è ciò che ci ha manifestato attraverso la sua Passione. Gesù, vivendo la sua Passione, ha dimostrato di preferire l'essere rifiutato, piuttosto che rifiutare chi lo rifiuta. Preferisce lasciarsi ammazzare che non ammazzare chi lo vuole morto. Ha dimostrato così quanto è grande l'amore e la Passione di Dio per l'uomo. Questo rende vincitore l'amore sull'odio, la vita sulla morte. Questo è la sua gloria. Se questa gloria di Dio è contagiosa, in qualche modo riuscirò anche io ad amare come lui ci ha amati. Così facendo farò una cosa nuova, e ciò che è nuovo è sempre bello. La via per lasciarsi contagiare da quest'amore di Dio è il cercare di stare il più possibile alla sua presenza e contemplare la sua passione per noi. Ciò che Gesù ci chiede non è un semplice volersi bene, e se lo propone come comandamento, significa che è una scelta impegnativa, e non viene spontaneo farla. E' enorme la differenza tra quello che comunemente noi chiamiamo amore, e ciò che intende Gesù. Noi vogliamo bene a chi ci fa del bene. Gesù ha amato tutti. Un segno che mi sforzo d'amare, come Gesù domanda di fare, è che mi sforzo di andare incontro ai bisogni dell'altro. Per capire il bisogno dell'altro la via più semplice è guardare ai miei bisogni, e usarli per capire i bisogni dell'altro. "Vi riconosceranno dall'amore". Io penso che sia il massimo della gratificazione scoprire che gli altri ti considerano un cristiano autentico. Signore, aiutami affinché io possa essere realmente un tuo discepolo. |